martedì 9 agosto 2016

Cominciamo da qui.


 Ho sempre nutrito il forte desiderio di possedere uno spazio tutto mio in cui riversare i pensieri che mi tormentano quotidianamente, o anche semplici e banali riflessioni. Spesso e volentieri mi sono ritrovata a riempire pagine di quaderni sgualciti o di fogli di carta andati perduti col tempo, ostinandomi ad ignorare la tecnologia che mi permette- da quando le ho permesso (ripetizione voluta: io le ho permesso, non lei.) di entrare a far parte della mia vita- di mantenere sotto controllo ogni singolo appunto.                             Dove volevo arrivare? Ecco, mi perdo sempre.                                   Beh, ho finalmente deciso di servirmi della tecnologia anche pubblicamente (che questo blog mi sia testimone).                           In realtà fino ad oggi ho evitato ogni sorta di blog per via di questo mio confusionario modo di esprimermi, a causa del quale, spesso e volentieri, non riesco a comunicare con gli altri.                           Che posso aggiungere? Spero di riuscire a combinare qualcosa e, sopratutto, di essere costante (anche se non dovesse esserci alcun lettore), ma non è esattamente una delle qualità per cui vengo ricordata. Non ho la più pallida idea di come si scriva su un blog, né tanto meno il tipo di contenuto che la gente predilige.                   Scriverò e basta. Anche se potrò risultare noiosa, banale, incomprensibile, semplicemente inadeguata. E accetterò la mia incostanza, perché sono fottutamente lunatica e potrei contraddirmi continuamente, senza neanche rendermene conto. Se davvero qualcuno è arrivato a leggere fin qui (o ha anche solo cominciare a leggere il post), i miei complimenti, caro lettore, per aver speso il tuo tempo dietro le parole di una persona nevrotica che continua a tergiversare perché non ha davvero la più pallida idea di che piega stia prendendo questo (non voglio dire di nuovo la parola post) indefinibile.
Questa teoricamente dovrebbe essere la mia presentazione, ma in realtà non ho detto molto su di me o su che genere verterà il mio blog. 
Adesso cominci a capire perché mi definisco nevrotica...
Okay, tutto questo sta accedendo per colpa del fatto che mi diverto a pigiare i tasti del computer, quindi qualsiasi cazzata il mio cervello partorisca, viene direttamente trascritta qui e non riesco a trovare un freno. Seriamente.
O forse non sono davvero capace di scrivere qualcosa di sensato, quindi, caro lettore, sei libero di riempirmi di insulti.
Che posso dire a mia discolpa? 
Credo di essere affetta da una contorta forma di ansia sociale, che mi porta a parlare tutto il giorno con la mia testa e poco con gli altri esseri viventi (non solo umani), ma, contraddittoriamente, mi piace tantissimo salvare le persone. Ho una specie di mania. Sono come ossessionata dall'idea che ogni singolo essere vivente necessiti di aiuto, e allora devo assolutamente intervenire, anche quando non mi compete, anche quando non mi è stato richiesto. Ma di questo ne parlerò un'altra volta. 
Amo il buio e ogni sfumatura di nero (non di grigio, attenzione), quel buio che ti rende claustrofobico e ti fa andare nel panico, perché mi fa sentire in pace con me stessa... mi fa sentire me stessa. Le maschere cedono e sono libera di inebriarmi della mia malinconia, senza la quale non sarei più io.                                       Il silenzio mi spaventa, ma mi attrae a sé come una dolce melodia, altalenante e incostante. 
E la pioggia... La pioggia profuma di malinconia, come potrei farne a meno? Ha segnato i momenti più importanti della mia vita, tranne uno. Ma di quello non sono ancora pronta a parlare. 
Ho bisogno di fermarmi qui. 
Anche perché ho fame.

Vostra, incostante, Luna

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